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giovedì 23 aprile 2009

pomeriggio d'aprile


Matteo si accorse che veniva la notte. guardò l'orologio, segnava le 15,32.
decise di buttarsi a capofitto sul lavoro e di non pensare al fatto che tutti (messi duramente alla prova in questi giorni) stessero diventando metereopatici, lui compreso,
che per anni a Pisa aveva affrontato inverni piovosissimi.
cercò di preparare tutto al meglio per affrontare la giornata di domani, ma adesso pensava solo ad uscire da quell'ufficio, non aveva più voglia di stare davanti al pc.
girò un po' in macchina prima di entrare in un bar e chiedere un negroni sbagliato(così come aveva imparato nei lunghi aperitivi a milano).
sentì trasalire il cuore, quando vide Marta trafficare senza meta sul suo cellulare, appena due tavoli più in giù.
non avrebbe potuto chiedere di meglio, per risollevarsi dal cupo sentiva.
approfittando forse di quel crepuscolo in anticipo e di una brezza finalmente gradevole e primaverile (insolita per questo aprile da tregenda) riuscì a parlarle un po' .

ci aveva provato già altre volte, ma finiva sempre per doversi interrompere sul più bello.

voleva saperne di più di quella ragazza dal sorriso così coinvolgente, che una sera in un locale in riva al mare, inconsapevolmente, lo avevo fulminato.
era stato per caso. ad esser precisi, era stato per caso che lui si trovasse lì. con alcune amiche era andato ad una festa, ma in un altro posto che poi si era rivelata una noia. prima di tornare in città entrarono in quest'altro locale attirati, da alcune persone in fila davanti all'ingresso e da un discreto numero di auto nel parcheggio.
non aveva ancora preso bene confidenza con tutto quello che gli stava intorno che appena fuori dalla porta laterale, fu investito da quella spruzzata di serenità. Marta sorrise così come non gli capitava da un po', e dentro di lui sentì che non poteva essere casuale.
da quel momento il suo ritorno in sicilia gli sembrò diverso...

ordinò un bicchiere di vino per lei, e lui si affrettò a bissare il suo negroni.
le chiacchiere furono serene(la vedeva ridere tanto), e Matteo pensò che stava andando tutto bene, e che forse quella primavera che tardava ad arrivare era già di fronte a lui.
purtroppo anche stavolta, furono pochi i momenti insieme, Marta era attesa da alcuni amici per cena e si congedò, ma per Matteo fu un incontro importante. era di nuovo la "più promettente" che gli fosse capitato.
uscì dal bar un po' agitato, ma felice. appena dentro la sua auto di fabbricazione francese (che si sa che sono romantici per definizione) si stupì di quel raggio di sole. il display della radio segnava le 19,43.

il giorno era appena cominciato...


PS: per godere appieno di questa pagina di diario è preferibile vivere in sicilia nell'aprile del 2009 dopo aver vissuto per dieci anni la primavera lontano da casa, o a san pietroburgo da ottobre a marzo di un anno qualsiasi, o più facilmente ascoltare "sugar sugar sugar" di nick cave.

alè

giovedì 16 aprile 2009

Post_Bellico


premessa
Scusate, ma io non daro' neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carita' richiede. Ma io ho deciso. Non telefonero' a nessun numero che mi sottrarra' due euro dal mio conto telefonico, non mandero' nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, ne' versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, ne' vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no–stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il piu' grande gesto di civilta', che in questo momento, da italiano, io possa fare.
Non do un euro perche' e' la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell'italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi pero' sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni piu' nulla. La generosita', purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora li', fermi sull'orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l'uno con l'altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilita' accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perche' pago gia' le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono gia' dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l'economia del nostro Paese.E nelle mie tasse c'e' previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.C'e' andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n'era proprio bisogno?Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di "new town" e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: "new town". Dove l'ha preso? Dove l'ha letto? Da quanto tempo l'aveva in mente?Il tempo del dolore non puo' essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce "new town". E' un brand. Come la gomma del ponte.Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che "in questo momento serve l'unita' di tutta la politica". Evviva. Ma io non sto con voi, perche' io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunita'. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilita' su quello che e' successo, perche' governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarieta' che copra le amnesie di una giustizia che non c'e'.Io non lo do, l'euro. Perche' mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perche' io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po' dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.Poi ci fu l'Irpinia. E anche li' i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come e' andata. Dopo l'Irpinia ci fu l'Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L'Aquila in realta' era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.Ecco, nella nostra citta', Marsala, c'e' una scuola, la piu' popolosa, l'Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che e' un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d'affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre e' caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C'e' una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.Ecco, in quei milioni di euro c'e', annegato, con gli altri, anche l'euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.Stavo per digitarlo, l'sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che gia' era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialita' che avevano detto.Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so gia' che cosi' non sara', penso anche che il terremoto e' il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l'alibi per non parlare d'altro, ora nessuno potra' criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all'opposizione) perche' c'e' il terremoto. Come l'11 Settembre, il terremoto e l'Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre piu' rabbia.Io non do una lira. E do il piu' grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perche' rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire "in Giappone non sarebbe successo", come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know – how del Sol Levante fosse solo un' esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all'atto pratico.E io piango di rabbia perche' a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c'e' neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso. Come la natura quando muove la terra, d'altronde.

Giacomo Di Girolamo


considerazioni personali


Giacomo,

vorrei conoscerti (e mi auguro che un giorno ce ne sia occasione).

Sottoscrivo il senso del tuo pensiero,

non giustificherò mai i giornalisti disgustosamente autocelebranti del TG1, e nemmeno le così gustosamente fuori luogo vignette di Vauro,

le gaffe non svelate dal premier,le sue stesse parole di unità nazionle,

le indecenti magagne che il terremoto ha solo mostrato, ma che erano (oserei, che sono il pan dell'italia che cammina),

chi prova a bearsi dello straordinario lavoro svolto dai vigili del fuoco, dai volontari(vedete lo sto facendo anche io, incredibile!)...

mi spingo oltre, almeno un po'
io quell'euro l'ho donato.

Come molti ho mandato quell'sms,

un po' forse per far qualcosa anche io (e qui c'è la dinamica del "lavarsi le coscienze" che tu bene analizzi)ma sopratutto perchè spero che tutto sia veloce,

dal ricostruire al recuperare,

dal tornare alla normalità dei vivi al riposare in pace i morti.

e tutto ciò

nè per compassione nè per carità (potrei dire che lo sia, sarebbe comodo)

in realtà è per PAURA
paura che possa accadere anche qui e non cambierebbe nulla,

paura che possa accadere di nuovo (è già successo in fondo no?) e non cabierebbe nulla,

paura che possa esser presto dimenticato il male (di chi ha costruito, di chi ha speculato, di chi non ha monitorato nulla)

paura che rimanga di tutto ciò solo" l'italia tutta intera che s'innamora"
di questa New Town o della prossima vincitrice del grande fratello
con la stessa superficialità del nulla

ho sempre pensato che non si debba aver paura di nulla

ti abbraccio Giacomo e sono certo che quell'euro lo hai donato anche tu
...forse nel nulla


raffio "ca nun si scanta ri nenti, solo del mare" Fiore