Google
 

martedì 27 maggio 2008

racconti di maggio


Milano. 23 maggio 2008.

Ritornando con la memoria, accompagnato oltre che dai miei, anche dai ricordi del compagno di ufficio su quel giorno, mi ritrovo nel lontano 1992, casa di E. G., sabato pomeriggio, festa di compleanno della mia compagnetta di scuola media. Mentre assistevo alle pomiciate di qualche amico, correva sulle bocche disoccuppate la notizia di quella che forse sarebbe stata la prima consa-pevolezza di una coscienza civile che ci avrebbe accompagnato fino a questo giorno di sedici anni dopo. La morte di Giovanni Falcone ha scosso un pomeriggio di una tranquilla infanzia come forse qualche aereo distratto l’ha fatto con le infanzie di amici anglofoni, con gli stessi interrogativi di chi forse non subito riesce a capire cosa esattamente stia succedendo, e d’altronde neanche appena usci-to da un’adolescenza prolungata avrei saputo spiegare quel fumo che fuoriusciva dal televisore, mentre il mondo incredulo guardava. Ecco, quel fumo me lo ricordo già su quell’autostrada, che come mi conferma qualche amico selvaggio ha osato anche cancellare, oggi, l’attestazione della fe-rita che ha squarciato il manto stradale, ancor prima della coscienza siciliana. Non esiste più, pare, quel guardrail di cui avevo parlato in qualche precedente mail, lungo quanto la voragine di una tragedia. Quel rosso sangue che sporcava quell’angolo di Sicilia, come tanto altro sangue ha fatto su altre strade, in altri campi, sulle rive dei pochi fiumi rimasti, fino a sfociare nella culla del nostro mare. Con Paolo ricordiamo i fotogrammi di Tano da morire, allo stesso modo della 25° ora di Spi-ke Lee. Un vuoto che costruisce il pensiero. Una sorta di poetica di Antonioni, quella della costru-zione per assenza. Un fascio di luce si staglia nella notte newyorkese, creando ciò che manca, quell’angolo di architettura inesistente che riesce ancora a contenere milioni di coscienze. Ancora Brunelleschi, e la rivoluzione rinascimentale…

Le mani che amo le ho osservate raramente, scoprendo solo oggi, forse, quanto siano grandi, forti, cresciute, quanto portino in sé i frutti che hanno generato e stretto. Anche Dürer l’avrebbe pensato, le avrebbe scavate fino a rugarle, attribuendo loro più peso di quanto i loro rapidi movimenti lascino trasparire. Non solo gli occhi servono a leggere le persone…

Sono passati 12 anni dal 23 maggio 1996. A fare i conti sembro bravo, ma l’anno sarà giusto? Comunque non serviva a nulla questo calcolo, se non per il semplice fatto che qualche amico interista leggerà questa mail, e potrà pensare a Fabrizio Ravanelli che si allunga la palla sulla destra, supera Van der Sar, cazzo ma dove va con quella palla?, sta per cadere a terra ma la colpisce. col destro. lentamente. sembriamo spingerla tutti con lo sguardo, qualcuno soffia, perché se incontrasse una zolla in questo momento potrebbe fermarsi lì, la palla, a metà tra il piede non proprio brillante di una volpe argentata e la linea bianca che delimita il sogno di milioni di italiani. Nella mia fantasia quella palla lambisce il palo, ci pensa un attimo, e poi decide che è l’ora di riposare tra le maglie della rete. Sembrano tanti 12 anni, amici interisti…

Le mie mani non sono ancora cresciute. Le dita si sciolgono sui tasti di qualche strumento, o è solo la mente a lasciarsi andare, affinché tutto risulti più facile. Ricordo le parole di qualche amante occasionale, e la richiesta di “mani da uomo”. Sono un po’ più grosse, e la lunghissima linea della vita ancora più marcata mi porta a un futuro centenario. Ma non sono da uomo, e neanche Dürer potrebbe caricarle di anni.

“Abbiamo speso il nostro tempo a leggere al microscopio una nota a piè di pagina sperando che si trasformasse in un romanzo…”. Così l’archistar Koolhaas. così mi sento stasera.

Anto.

sabato 24 maggio 2008

le verità sul bowling


oggi entrando al bowling ho da subito la sensazione di essere nel posto giusto nel momento giusto. mi piace il rumore della boccia che scivola sulla pista e poi sbatte contro i birilli.
mi prende questa cosa del rumore, del suono, del ritmo.
mi succedeva anni fa con il biliardo.

shhh shhh.. la stecca che scorre sul palmo della mia mano sinistra, tic... la stecca (accuratamente gessata prima di ogni tiro) che colpisce la biglia bianca( ho sempre preferito giocare con la bianca...chissà poi perchè), stump stump...prima sponda seconda sponda, toc la rossa colpita fortunosamente quanto basta per farla andare dritta sul castello dei birillini, stiiimpl due bianchi e il rosso abbattuti, 8 punti puliti e una discreta copertura...

qualche volta mi è riuscito, un tempo mi veniva anche molto più facile di adesso.

stesso tipo di suggestione acustica con il bowling oggi.
iniziamo col dire che non sono un trecentista(cioè un campione del gioco), e nemmeno un duecentista( cioè uno che comunque ci sa giocare), ogni tanto supero i 150, ultimamente sempre un po' più spesso ed inizio a prenderci gusto, inoltre il braccio non mi sembra affaticato come lo era all'inizio e credo sia buon segno. Non riesco ancora a battere il mio amico Prof, ma adesso lui sa che deve giocare ai suoi livelli per far si che non accada.
sommando tutti questi fattori,credo stia già un pezzo avanti...

ovviamente però come al solito questo è solo un pretesto per parlarvi delle verità sul bowling che ho da poco sostituito a quelle sul tennis.
il bowling è un gioco dove le prestazioni atletiche condizionano meno che nel tennis il risultato.
è tutto di concentrazione, di nervi tesi al punto giusto, ma di rilassatezza del gesto sportivo.
nel tennis tutto più agonistico, super prestante, ci vuole grande concentrazione ma se il servizio lo tiri a 15 klm/h c'è poco da esser freddi!
Quindi mi sembra più adeguato alla mia età che avanza, alla mia pancetta da birrafondaio, alla voglia di passeggino al parco la domenica dopo pranzo(e dopo le partite sia chiaro) che di tanto in tanto sbuca dietro le nuvole del precariato, come dire mi sembra che i miei interessi debbano corrispondere ad esigenze cambiate. basta rodermi il cuore (di panna?) appresso a dee pagane del sole sul campo centrale, sperando (solo?) in una voleè di sguardi e non molto di più, perchè non è molto di più che potevano dare.

correva l'anno.
così mi ritrovo a passare queste serate di maggio (incredile che sia passato un anno da quando sto a roma), convinto che il tennis lo guarderò sempre con passione ( a proposito lorenzo, o salvo o chi per voi: i biglietti per gli internazionali?)*, ma adesso ho bisogno di calma e concentrazione per riuscire a fare strike...boccia verde da 10 libbre...permettendo.
tutto nuovo. i film di scorsese non fanno più paura come un anno fa, anzi diventano un pretesto per discussioni infinite su cosa sia meglio tra toro scatenato e taxi driver, e le persone che non abitano più qui sono sempre più lontane. come è giusto che sia. e come forse sarebbe stato meglio fare prima. periodi cortissimi e confusi.

Passeggio in bicicletta, tra via prenestina e villa gordiani e zone limitrofe, esprimo desideri ad ogni stella cadente( nel cielo di roma mi accontento delle scie degli aeroplani o chissà allo scoppio di qualche modulo lunare russo o giapponese), mi arrampico su un'impalcatura per prendere il sole e rivenderlo a qualche spacciatore( nessun riferimento alla canzone dei bandabardò), ripenso a vecchie "discussioni serie" con cui si arricchivano solo le compagnie telefoniche e di cui non mi rimane nulla, e non capisco quello strano incubo dei pesci rossi che mi perseguita da un po'. Mi fermo davanti ad un fabbricato industriale sulla collatina...e invidio un po' quelle ciminiere che hanno sempre da fumare, mentre io che non fumo, in questa situazione, su questo tramonto, sulla note di un pezzo di nick cave un tiro me lo farei volentieri.
Perchè succede che ne scrivevo e adesso non lo faccio più, e quel che rimane è una foto sul lungarno pisano, un sorriso e il mio nome.

In fondo ci sono mondi possibili finchè siamo giovani.
Adesso è il momento di lasciarsi andare.Fallo per te, per lei, fallo per cosa ti pare,
fallo perché i giornalisti del giornale locale scrivono male..



raffio "jesus quintana" fiore
http://www.youtube.com/watch?v=zFxqvhRyoyM&feature=related



questo racconto è dedicato:
- ai miei compagni e amici "avversari" di bowling
- a chi lavora al pc sotto il plaid della nonna
- a chi ascolta i virginiana miller e perturbazione
- a chi preferisce toro scatenato a taxi driver
- a chi non ha mai visto "alice non abita più qui"
- a chi si è divertito sul lago a far saltare i sassi sull'acqua
- a chi senza ipocrisia si diverte a lanciare un frisby nei pomeriggi di maggio
- a chi ha sorriso e mi ha fatto sorridere immaginando di cigni che scappano al sibilo della mia stridula voce
- a chi cucina dei buonissimi cous cous e a chi focaccie pugliesi
- a chi fa il tifo per me e cucina ottime frittate con gli asparagi
- a chi trova scadente la cronaca sui giornali locali
- a chi è mai stato in bicicletta sulla prenestina
- a chi fuma solo all'ora del tramonto
- ai film dei fratelli coen, soprattuto uno e non dico quale per onestà intellettuale



* NDR: alla fine gli internazionali li ho visti grazie all'amico luigi, voto 8: prometto di riorganizzare il calcetto quanto prima , per rendergli il favore.so di fargli cosa gradita.

domenica 18 maggio 2008

scudetto





il calcio ha significato tanto per me e continua a significare tante cose.
Dopo un po' ti si mescola tutto nella testa e non riesci più a capire se la vita è uno schifo perchè l'inter è una merda o viceversa. Ho visto troppe partite, ho perso un sacco di tempo, mi sono incazzato per l'inter quando avrei dovuto incazzarmi per altre cose, ho preteso troppo dalla gente che amo per compensare certe domeniche andate male,quando loro non c'entravano niente.
Ma forse è una cosa che non puoi capire se non ci stai dentro. Come fai a capire cosa si prova quando stai all'ultima partita della stagione, in cui sei stato in testa dall'inizio alla fine, ma poi per tutto un tempo(quello che aspetti da 18 anni) ti viene portato via.
Per 54 minuti quello che avevi tanto aspettato e accarezzato da vicinissimo ti sta sfuggendo. Qualcuno direbbe che non è salutare desiderare la stessa cosa da così tanto tempo, è sintomatico che forse non sei cresciuto del tutto.
Sarà... poi però le cose si sono rimesse nel modo in cui avevi sperato, primo gol di destro all'angolino; secondo gol di sinistro al volo che gonfia la rete zuppa d'acqua; il fischio finale dell'arbitro e in quei minuti che seguono tu sei al centro dell'universo, e per te è così importante il casino che hai fatto, ciò rende la situazione speciale, di cui tu ti senti protagonista al pari dei giocatori in campo. E se tu non avessi fatto quello che hai fatto forse non sarebbe andata così. E la cosa sorprendente è che questo si ripete di stagione in stagione; se perdi in coppa a marzo puoi sempre sperare di vincere lo scudetto in maggio, oppure di rifarti da settembre prossimo, e questo in qualche modo è confortante se ci pensi. La gioia di vivere quel momento ti ripaga di colpo di tante stagioni passate invano, o di quei terribili 54 minuti in cui la roma vinceva a catania e l'inter pareggiava a parma.
18 anni..ragazzi dico 18 anni!
tutti in fila dietro di te...perchè tutti dovrebbero continuare a volere una cosa che hanno sempre voluto!

saluti

Raffio "campione d'italia" e forse un po' peter pan Fiore

sabato 10 maggio 2008

il mio coinquilino (una storia vera)

svolgimento

il mio coinquilino è un personaggio un pò cretino
il mio coinquilino usa il wc net per lavare lavandino e bidè chissà poi xè
il mio coinquilino lava la bistecchiera cn la spugna normale
il mio coinquilino guarda la spugnetta metallica (quella per la bistecchiera) e si domanda cosa sia
la mia spugnetta metallica guarda il mio coinquilino e si domanda se è una forma di vita intelligente
il mio coiquilino alle 4 notte si sveglia sentendo un ticchettio ed esce di casa in pigiama alla ricerca di questo rumore
il coccodrillo di capitan uncino mi dice che è tanto che nn passa da qui e che cmq se anche fosse, nn mangierebbe il mio coinquilino
il mio coinquilino a beethoven preferisce l'insalata, a vivaldi l'uva passa...ops...scusate quello era battiato
il mio coinquilino mastica solo house
il mio coinquilino è un tipo alla moda.il suo accessorio preferito è una cintura zebrata cn tanto di pelo
il mio coinquilino alle 11.30 di sera mi bussa in camera e poi nel muro xè ha mal di testa e quindi nn devo fare rumore...ci credo, cojione, dopo una giornata che ascolti house che pretendi?
il mio coinquilino xò ama anche zarrillo e la pausini
il mio coinquilino ha una felpa bianca del foggia che tralatro adesso farà i playoff....ma a me, che cazzo me ne frega???
il mio coinquilino voleva mettere i piatti in lavatrice
il mio coinquilino ha la stanza invasa dalle formiche. ma nn erano le mosche che si posavano sulla merda? ok ok questa volta sn stato cattivo...
il mio coinquilino pulisce tutta la cucina cn la spugna per i piatti..uhm....mi sta venendo un dubbio, ma nn è che la usa anche per il cesso?
il mio coinquilino decide di venire all'arrostita e di portare anche i suoi amici ma poi mi fa il tappo. motivazione: aveva le occhiaie e si vergognava...
il mio coinquilino adora riempire la spazzatura cn 3 bottiglie vuote e poi buttare il tutto
il mio coinquilino tira fuori i pacchi di spazzatura,mezzi vuoti, li colleziona 4 a 4 in cucina e poi ogni tanto li butta...
il mio coinquilino è convinto che peppino impastato sia il panettiere dietro casa
il mio coinquilino crede che aldo moro sia di venezia
nn vi dico il lavoro che secondo il mio coinquilino fanno borsellino e falcone
il mio coinquilino nn ha colpe. è il sistema che lha fottuto!!!
il mio coinquilino ha provato una volta a cambiare canale al microonde
il mio coinquilino lava 3 volte il giubbotto e poi lo porta in lavanderia
il mio coinquilino xò è molto pulito lava camera sua cn tanto di guanti e pigiama e siccome le cose le fa bene alza le sedie da terra e le mette sulle coperte
il mio coinquilino quando ha visto il mio apple cube mi ha chiesto dove si mettevano i toast
il mio coinquilino nn usa il mouse xè è allergico ai topi
il mio coinquilino fa pranzi completi, primo e secondo sempre.e sempre in un secondo finiscono nella pattumiera!
il mio coinquilino accende la cappa dopo aver cucinato
il mio coinquilino alza il copriwater dopo aver pisciato
il mio coinquilino può sembrare un coglione...ma in realtà lo è!!!


il mio coinquilino in fondo mi fa ridere...forse x questo è ancora vivo


iran

lunedì 5 maggio 2008

il mio bar


IL MIO BAR PREFERITO



Il mio bar preferito si chiama "il mio Bar", e si trova in via Antonio Baldissera angolo via Baldasarre Orera, a Roma, quartiere di Casalbertone, solo per il nome delle vie val la pena di andarci una volta almeno nella vita.
Ci passo davanti quasi tutti i pomeriggi rientrando a casa, entro, mi faccio una birra o un aperitivo (o due: dipende da che ora mi sono alzato e/o coricato la sera prima), mi siedo, e guardo. A volte appiccico il naso a quei giornali beatamente reazionari che danno gratis anche in metropolitana. Ogni citta' c'ha il suo -Metro a Roma, Epolis a Milano, a Genova non me lo ricordo ma mi e' capitato in mano, a Pisa Quipisa, insomma, ciarpame che vale meno anche del gratis per cui te lo danno.

Il mio bar preferito e' il mio bar preferito per varie ragioni.
La prima: e' ad alta densita' over 60. Questo continente senescente beve molto, ciancia di qualuqnue cosa, e offre l'esempio luminoso della razza di cui giustamente lamenta l'estinzione: l'uomo vero (non ci si riferisce, qui, a un fantomatico pregio genetico, ma si intende - io e i vecchi del bar - ribadire di non avere nulla a che fare con la citta' incocainata e psicotica che e' si e' trasformata sotto gli occhi presbiti di chi ancora ama discutere di bocce e di briscole).
Seconda ragione: esteticamente, sembra di essere negli anni sessanta. Ci fosse un juke box, suonerebbe Bobby Solo e la mia preferita "insieme a te non ci sto piu'/ guardo le nuvoleee lassùùùùùùù". Peccato non ci sia. Poi ci sono gli adesivi ai vetri che sponsorizzano il Totocalcio (vi ricordate ancora quando c'era il Totocalcio e basta? Mio nonno diceva la Sisal. Erano gli anni di domenicasprint... oh domenicasprint, che per me voleva dire mia madre che mi gridava dalla cucina: "vai a fare la cartella che tra mezz'ora a nanna!" - avresti rivisto i gol della domenica e forse se avevi saltato 90esimo minuti era la tua ultima occasione, non c'erano mica youtube e sky!), si puo' bere roba strana, il liquore all'anice (bottiglia retro', come la Panda, quadrata, antiestetica, etichetta di un azzurro sfocato e irreale) e strane altre misture effettuate con indolenza dalla tizia che sta al bancone, che piu' che una che sta al bancone - ed ecco la mia terza ragione d'amore - sembra una bidella. E lo sembra sia perche' e' effettivamente vestita con una parannanza da bidella, sia perche' ti saluta con calore ma ogni cosa che fa sembra lo faccia per farti un favore, e prima di metterti su il caffe', coi suoi guanti di gomma, fa rotolare pigramente cucchiaini e bicchieri sotto uno scroscio minimo dal lavello, cucchiaini che poi ti parcheggia ancora fradici al bordo del piattino su cui arrivera' (forse) il "che avevi ordinato?".
Poi c'e' il padrone, arcigno e testuto, che ti riempie la scodella delle patatine sempre guardandoti di traverso, ma te le riempie sempre, ogni santa volta.
La quarta ragione, e' che accadono cose come quella di ieri mattina. Non so, saranno state le otto e mezza, io ero sul ciglio del cappuccio-con-poco-caffe' e stavo languendo su un articolo di Epolis. Entra uno, e viene accolto come un eroe. Lo applaudono, lo fischiano, lo chiosano, e tutti in processione a stringergli la mano.
Lui gongola, fa l'indifferente abituato al tumulto della folla, inarca il sopracciglio, poi estrae un pacchetto di Ms da una tasca interna del suo giubbo da pescatore, si siede su una delle sedie che danno sulla strada, accende, accavalla, e comincia a raccontare con toni epopeici della sua prostata. Riferisce, commenta, infila episodi uno via l'altro con formule - lo sento, lo so - rodate in casa per far ridere poi l'esigente platea del bar. Ha capelli brillantinati, pantaloni marroni, un paio di braccialetti.
Mentre parla, passa di li' una signora tarchiata che riconosce il marito nel nutrito consesso di commentatori della prostata, posa una borsina del fruttivendolo (sporgeva il pennacchio di un ananas) e gli dice: "Palmiiiroo! Ma che cazzo! Vieni subito a casa dopo che hai fatto la spesa! Poi va a finire che te la rubano come ieri!", quindi si volta verso di me e mi dice: "Ci hanno fregato i pomodori, a 'sto scemo!"

Il mio bar preferito e' frequentato da varia umanita'. Muratori albanesi, pensionati arzilli, gran schiaffeggiatori di tavoli con carte unte da briscola e tresette, ragazze di passaggio (certe carine, certe baffone, certe russe, certe che cercano biglietti del pullman che non troveranno), commessi del supermercato vicino, il segretario della sezione di alleanza nazionale (di rara e ed eclatante antipatia), e tipi come me.
Io ci passo davanti quasi tutti i giorni e mi ci fermo spesso come dicevo. A volte dopo ore di fila davanti ad un pc, quando le pupille sprizzano acido lattico, mi prendo una pausa, scendo e mi vado a parcheggiare li' mezz'ora. A volte anche dopo la corsetta pomeridiana ci passo, e se alcune amiche sono lì a farsi la birra delle sette mi ci fermo pure. Uno di questi giorni chiederò ad un tipo che chiamano "er mitraglia" di raccontarmi l'aneddoto che lo riguarda personalmente di lui e Sofia Loren, non prima di avergli offerto una grappa all'anice, ovviamente.


Oltre il bancone del mio bar preferito, come in ogni bar del mondo, c'e' il cesso. Il cesso, nel giornate di pioggia, sembra una spiaggia di mare perche' la segatura e' cosi' spessa che davvero sembra di essere a Ostia. E poi c'è la zona di gioco. In quel luogo annesso al bar ma toccato dal segreto, l'atmosfera e' enigmatica. Direi che si tratta di luogo di iniziazione. Ivi, vieni guardato, scrutato, soppesato, vagliato con sguardi interrogativi, specie se sei nuovo del posto. Cosa accade? Accade che li' si bevono grappini fuori dal controllo di mogli che sbucano all'improvviso (e anche se sbucano, allora riesci a vederle in tempo, e a sgargarozzarti quel che resta del bicchiere) o telefonano cercando il consorte sparito da due ore che dicono era uscito per prendere i sigari e non è più tornato. Li' si favoleggia di prostate e della Loren o della Lollobrigida. Li' si fuma anche se non si puo'. Li' si commenta la politica, si rifa' la guerra, ci si confessa, si dice la verita' sulle donne, si pontifica sui ricordi e sui pontefici anche su quelli un po' troppo tedeschi, e da certi ponti ci si butta anche giu', perche' c'e' anche una certa tristezza, a volte.
Un mese fa c'era uno con gli occhi lucidi e due coetanei (ultrasessantenni) intorno che gli lisciavano la spalla con dolcezza, poi tutto e' stato risolto con una sambuca e un paio di grappe.

Tutto ciò nel "il mio Bar" , dove a volte si commenta di Totti che si è rotto un ginocchio, di Alemanno che è il nuovo sindaco di Roma, che è morto il gatto alla sora Giulia, che domani Franco (il figlio del barbiere) fa l'esame per fare il carabiniere... il tutto con l'ironia e la schiettezza che ci fa essere gente migliore.

un abbraccio,

Raffio "che da sempre odia l'anice" Fiore

ps: questo racconto è dedicato ad alcuni vecchi amici che una sera si sono ubriacati di sambuca nel nostro pub a modica, ad alcune nuove amiche che si sta meglio da quando le conosco ( nonostante scatti di follia sopra i notturni, che risultano incomprensibili anche a me, o serate al forte prenestino che nun pienzu che ci piace), a mio nonno materno, che il suo bar sarebbe stato il mio preferito di certo!