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martedì 16 settembre 2008

contrattiamo?



ben bello,

accompagnato dal mio capo ufficio e incoraggiato da una serie di pacche sulle spalle(manco fossi partito alla guerra), stamattina sono andato in direzione generale per discutere del mio contratto.

elegante, sobrio, abbastanza rilassato(se non fosse che ho un occhio destro leggermente pesto causa colpo di tramontana intramuscolare) mi sono presentato con tutti i buoni propositi di chi va per ascoltare, ma non vuole indietreggiare dalle sue richieste.

L'azienda come sempre è convinta di darmi già una grande opportunità(in effetti, è un ottimo posto, non mi posso lamentare), però sostiene di dovre insistere con lo stesso tipo di contratto fino a dicembre. da gennaio (in concomitanza con l'apertura di un ufficio analogo al mio a milano) si apriranno nuove posizioni e certamente prenderanno in considerazione le mie richieste.

allora, io cortesemente provo ad insistere che sono lusingato delle parole di apprezzamento(soprattutto quelle di domenico, il mio capo-ufficio), ma che devo pensarci bene prima di tenermi ancorato ad una situazione stabile di precarietà(ragazzi cosa sono costretto a scrivere, vi rendete conto?), in relazione al fatto poi che mi si potrebbero prospettare situazioni lavorative e scelte di vita (non mi pare vero che sono riuscito a dirlo) diverse anche lontano da roma e più vicino a casa. avrei preferito da questo incontro che mi si prospettasse almeno la sicurezza per vivere tranquillamente questi mesi di precariato, se non in termini economici almeno in fatto di garanzie(in buona sostanza, ferie pagate contributi malattie)

il dirigente (che poi incredibile, si chiama come mia mamma e abbiamo da tempo scoperto esserne un cugino nemmeno tanto alla lontana, ma evidentemente non gli interessa) si consulta con gli altri due che aveva affianco(una signora mora 40enne molto avvenente e un panciuto e rubicondo signore della stessa età che sorrideva in continuazione) e mi dicono che sono presi un po' alla sprovvista dalle mie richeste( ma mica chiedo la luna?) e che comunque visto che l'azienda si sta muovendo in questi mesi come detto, per riordinare tutta la clientela fuori dai confini,cioè quello di cui mi occupo (sicuro un nuovo ufficio a milano, possibili anche a napoli,bari e torino) cercheranno di venirmi incontro nei limiti delle disponibilità aziendali per questo progetto.

mi vogliono rivedere la settimana prossima. per una mia firma sul contratto( che dicono a questo punto potrebbe avere delle modifiche - speriamo dico io) oppure per una amichevole e onesta fine del rapporto lavorativo.

adesso vi chiedo: se come temo non cambierà di una virgola il contratto che loro mi proponevano oggi(che poi è lo stesso a quello che avevo), che faccio?

saluti e baci e vado via?

oppure ringrazio e mi tappo il naso fino a gennaio, sperando che le loro parole non siano le solite promesse?

contrattiamo?

alè

raffio "lascia o raddoppia" fiore

2 commenti:

fuser@Blog ha detto...

Quando ho finito di leggere il tuo scritto, mi è salito un brivido lungo tutta la schiena.
Io ho vissuto 2 anni come precario in una ditta. E' vero, qualcuno dirà, ma avevi uno stipendio di tutto rispetto. Si, questo è vero. Ma le sensazioni, le emozioni, le ansie di vivere quella situazione sono pesanti anche con uno stipendio come il mio.
Oggi quel rapporto lavorativo si è interrotto, ma fortunatamente m'ero già messo in moto per una alternativa: oggi sono un libero professionista alle MIE dipendenze e non un libero professionista trattato come dipendente senza avere i diritti del dipendente sotto le redini di qualcuno.

Quello che però voglio scrivere in questo mio commento va al di la della questione "essere precario" o meno.
Voglio porre l'attenzione su qualcosa alla quale forse tu non hai dato importanza ma che ne ha tanta nel momento in cui si mettono sul piatto tutte le possibili variabili necessarie a decidere se accettare o meno la situazione in questione.
Forse, su questo, pecco di presunzione pensando che la mia stessa esperienza possa essere anche la tua, ma te la voglio esporre ugualmente perchè magari, come dicevo prima, anche per te può essere importante riflettere anche su questo.

In questi due anni di precariato mi sono trovato molte volte a pensare, riflettere sul cosa fare: accettare o meno la situazione.
E riflettendo sulle mie stesse riflessioni mi sono accorto che un fattore importante del mio essere influenzava i miei pensieri: la mia formazione politica.
Tante volte ci siamo trovati in sezione, al bar o semplicemente in piazza a parlare negativamente del precariato, delle conseguenze, della mancanza di prospettive personali e professionali. Magari lo abbiamo manifestato; abbiamo propagandato contro una riforma del lavoro che non ci piaceva.

Il problema era che noi della reale condizione del precario non ne sapevamo nulla. E non ne sapevamo nulla per il semplice fatto che non eravamo in quella situazione e che quel che dicevamo lo avevamo assorbito leggendo da internet, sentendo la televisione, i dibattiti. C'eravamo fatti una idea che era quella che ci si può fare grazie alle "impressioni".

Oggi è diverso.

Il problema lo sentiamo sulla nostra pelle. Lo viviamo.
Sia chiaro: non sto esaltando il precariato. Sto solo dicendo che le cose sono differenti da come le conoscevamo. E sono diverse non nella sostanza ma nell'effetto che su ognuno di noi hanno.

Oggi, Raffio, ti trovi a un bivio: scegliere di accettare una situazione precaria da te ostentata (e lo dimostri nell'aver fatto determinate richieste) o dire "signori è stato bello finchè è durato ma io non ci sto".

Su questa scelta credo che nessuno di noi possa indicarti la strada giusta.
Ognuno di noi si comporterebbe in maniera differente rispetto all'altro.
C'è da scegliere: tentare l'opportunità che ti/ci è stata data o continuare a vagare alla ricerca di un qualcosa che è difficile da trovare.
Sei tu che devi porti questa domanda.
Sei tu che devi capire qual'è la strada buona.
Chi ti legge può solo sostenerti ed darti spunti di riflessione come penso di aver fatto io fin qui.

Con affetto.
Flavio

Via Rigattieri ha detto...

Ma comu finiu allora? Non contrattiamo più? Si torna in Sicilia, finalmente?