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martedì 28 ottobre 2008

il destino nel nome



A mio nonno,che oggi non c’è più

Memorabilia…

Da una settimana ho lasciato Roma…

Non pensavo fino a questo punto, ma le sensazioni che ho sono le stesse di quando lasciai Pisa.

Era il luglio del 2006, avevamo da poco perso le regionali, ma il ritaexpress era stato parte integrante dei miei 21 anni ritrovati(non è vero iran, anto?), avevamo appena finito di vincere il mondiale di calcio, e il rammarico di aver conosciuto “irigattieri” troppo tardi non lo avevo ancora compreso, lasciavo lì l’uomo che sono diventato, dalla prima casa in piazza guerrazzi tra soli compagni di liceo, alla sezione arbitri, di cui porterò sempre un ricordo di gioia(seppur la mia carriera arbitrale non lo è stata per nulla carriera!).

A Roma sono stato molto di meno, ma credo di essermi scontrato per la prima volta con qualcosa che avevo nel destino.

Di sensazioni e suggestioni…

Tre anni fa oggi moriva mio nonno paterno. Si chiamava come me, ma forse sarebbe meglio dire io come lui, giusto per non fare confusione sulle date e sui gradi di parentela.

Il mio ricordo di lui è legato soprattutto ad una stagione estiva, di molto anni fa. Villeggiavamo in campagna, nella sua casa, che adesso è di mia nonna e un giorno sarà nostra. Ero bambino, non so di preciso quanto, ma poco importa, mi hanno sempre detto che ero un bambino già grande, quasi da subito.

Mio nonno allora faceva ancora quello che ha sempre fatto per una vita, il “massaro” o se non proprio quello, qualcosa che ci assomigliava molto.

In quel periodo la mattina si alzava presto(come si fa in campagna) per portare le vacche a pascolare(mucche della razza modicana,per intenderci quella rosso scuro non la più comune frisona), che io pensavo obbedissero solo a lui, e forse un po’ era così, visto che poi da quella estate ne rividi sempre meno in campagna, e credo che oggi non ce ne siano più.

Ebbene, io non è dato sapere bene come, mi alzavo forse prima di lui e aspettavo in silenzio che uscisse dalla sua camera da letto, la stessa in cui stanotte dormirà mia nonna(giusto perché in Sicilia cambiare le cose non è un obbligo, ed è bello così), per “aiutarlo” a “barari i vacchi”( lo lascio scritto in siciliano perché a quei tempi non conoscevo il termine pascolare…).

Bastoni alle mani, si andava per i campi, a qualche grido “oh oh ahiteccà” , alternava forse qualche canzone, e di certo qualche racconto dell’unico periodo della sua vita in cui aveva fatto qualcosa di diverso: il soldato. Nei miei ricordi sono parabole annebbiate, confuse, però i luoghi che raccontava credo mi siano entrati dentro in qualche modo, siano rimasti sottopelle per anni, fino alla fine di agosto di quest’anno.

Mio nonno Fiore Raffaele, ha fatto il soldato a FRosinone, e zone limitrofe.

di sentire comune:il destino?

Ed io nel mio periodo romano ho conosciuto molte persone, ma ho legato soprattutto, in un modo davvero incomprensibile(a giudicar bene dal poco tempo in cui ci siamo conosciuti) con delle ragazze della provincia di FRosinone e coinquiline affini(donà per me è come se lo fossi).

Oggi riflettendo e ricordando forse ho capito perché. Erano nel mio destito, nella mia formazione di bambino quei luoghi e quelle persone, ed era inevitabile che io ne provassi il gusto , gli odori, i sapori. Erano nel mio destino, loro, semmai esiste.

Sono già alcuni “duegiorni” che manco da Roma, e sebbene sia deciso a fare bene qui a casa mia, e che per me sia la decisione più giusta, quelle persone mi mancano davvero, ognuno con le sue caratteristiche, i suoi difetti, i suoi “stranimenti”, le sue espressioni da antiraffica, i fastidi e i dispiaceri che mi provocano ancora oggi(loro malgrado ne sono cosciente). A tutte vorrei dedicare questo post, e il mio rientro a casa sia motivo d’orgoglio, perché sono più forte e UOMO anche grazie al loro essere “fimminuni”.

A presto…speriamo subito

Rafflago disco un’fiennu FR pax