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lunedì 5 maggio 2008

il mio bar


IL MIO BAR PREFERITO



Il mio bar preferito si chiama "il mio Bar", e si trova in via Antonio Baldissera angolo via Baldasarre Orera, a Roma, quartiere di Casalbertone, solo per il nome delle vie val la pena di andarci una volta almeno nella vita.
Ci passo davanti quasi tutti i pomeriggi rientrando a casa, entro, mi faccio una birra o un aperitivo (o due: dipende da che ora mi sono alzato e/o coricato la sera prima), mi siedo, e guardo. A volte appiccico il naso a quei giornali beatamente reazionari che danno gratis anche in metropolitana. Ogni citta' c'ha il suo -Metro a Roma, Epolis a Milano, a Genova non me lo ricordo ma mi e' capitato in mano, a Pisa Quipisa, insomma, ciarpame che vale meno anche del gratis per cui te lo danno.

Il mio bar preferito e' il mio bar preferito per varie ragioni.
La prima: e' ad alta densita' over 60. Questo continente senescente beve molto, ciancia di qualuqnue cosa, e offre l'esempio luminoso della razza di cui giustamente lamenta l'estinzione: l'uomo vero (non ci si riferisce, qui, a un fantomatico pregio genetico, ma si intende - io e i vecchi del bar - ribadire di non avere nulla a che fare con la citta' incocainata e psicotica che e' si e' trasformata sotto gli occhi presbiti di chi ancora ama discutere di bocce e di briscole).
Seconda ragione: esteticamente, sembra di essere negli anni sessanta. Ci fosse un juke box, suonerebbe Bobby Solo e la mia preferita "insieme a te non ci sto piu'/ guardo le nuvoleee lassùùùùùùù". Peccato non ci sia. Poi ci sono gli adesivi ai vetri che sponsorizzano il Totocalcio (vi ricordate ancora quando c'era il Totocalcio e basta? Mio nonno diceva la Sisal. Erano gli anni di domenicasprint... oh domenicasprint, che per me voleva dire mia madre che mi gridava dalla cucina: "vai a fare la cartella che tra mezz'ora a nanna!" - avresti rivisto i gol della domenica e forse se avevi saltato 90esimo minuti era la tua ultima occasione, non c'erano mica youtube e sky!), si puo' bere roba strana, il liquore all'anice (bottiglia retro', come la Panda, quadrata, antiestetica, etichetta di un azzurro sfocato e irreale) e strane altre misture effettuate con indolenza dalla tizia che sta al bancone, che piu' che una che sta al bancone - ed ecco la mia terza ragione d'amore - sembra una bidella. E lo sembra sia perche' e' effettivamente vestita con una parannanza da bidella, sia perche' ti saluta con calore ma ogni cosa che fa sembra lo faccia per farti un favore, e prima di metterti su il caffe', coi suoi guanti di gomma, fa rotolare pigramente cucchiaini e bicchieri sotto uno scroscio minimo dal lavello, cucchiaini che poi ti parcheggia ancora fradici al bordo del piattino su cui arrivera' (forse) il "che avevi ordinato?".
Poi c'e' il padrone, arcigno e testuto, che ti riempie la scodella delle patatine sempre guardandoti di traverso, ma te le riempie sempre, ogni santa volta.
La quarta ragione, e' che accadono cose come quella di ieri mattina. Non so, saranno state le otto e mezza, io ero sul ciglio del cappuccio-con-poco-caffe' e stavo languendo su un articolo di Epolis. Entra uno, e viene accolto come un eroe. Lo applaudono, lo fischiano, lo chiosano, e tutti in processione a stringergli la mano.
Lui gongola, fa l'indifferente abituato al tumulto della folla, inarca il sopracciglio, poi estrae un pacchetto di Ms da una tasca interna del suo giubbo da pescatore, si siede su una delle sedie che danno sulla strada, accende, accavalla, e comincia a raccontare con toni epopeici della sua prostata. Riferisce, commenta, infila episodi uno via l'altro con formule - lo sento, lo so - rodate in casa per far ridere poi l'esigente platea del bar. Ha capelli brillantinati, pantaloni marroni, un paio di braccialetti.
Mentre parla, passa di li' una signora tarchiata che riconosce il marito nel nutrito consesso di commentatori della prostata, posa una borsina del fruttivendolo (sporgeva il pennacchio di un ananas) e gli dice: "Palmiiiroo! Ma che cazzo! Vieni subito a casa dopo che hai fatto la spesa! Poi va a finire che te la rubano come ieri!", quindi si volta verso di me e mi dice: "Ci hanno fregato i pomodori, a 'sto scemo!"

Il mio bar preferito e' frequentato da varia umanita'. Muratori albanesi, pensionati arzilli, gran schiaffeggiatori di tavoli con carte unte da briscola e tresette, ragazze di passaggio (certe carine, certe baffone, certe russe, certe che cercano biglietti del pullman che non troveranno), commessi del supermercato vicino, il segretario della sezione di alleanza nazionale (di rara e ed eclatante antipatia), e tipi come me.
Io ci passo davanti quasi tutti i giorni e mi ci fermo spesso come dicevo. A volte dopo ore di fila davanti ad un pc, quando le pupille sprizzano acido lattico, mi prendo una pausa, scendo e mi vado a parcheggiare li' mezz'ora. A volte anche dopo la corsetta pomeridiana ci passo, e se alcune amiche sono lì a farsi la birra delle sette mi ci fermo pure. Uno di questi giorni chiederò ad un tipo che chiamano "er mitraglia" di raccontarmi l'aneddoto che lo riguarda personalmente di lui e Sofia Loren, non prima di avergli offerto una grappa all'anice, ovviamente.


Oltre il bancone del mio bar preferito, come in ogni bar del mondo, c'e' il cesso. Il cesso, nel giornate di pioggia, sembra una spiaggia di mare perche' la segatura e' cosi' spessa che davvero sembra di essere a Ostia. E poi c'è la zona di gioco. In quel luogo annesso al bar ma toccato dal segreto, l'atmosfera e' enigmatica. Direi che si tratta di luogo di iniziazione. Ivi, vieni guardato, scrutato, soppesato, vagliato con sguardi interrogativi, specie se sei nuovo del posto. Cosa accade? Accade che li' si bevono grappini fuori dal controllo di mogli che sbucano all'improvviso (e anche se sbucano, allora riesci a vederle in tempo, e a sgargarozzarti quel che resta del bicchiere) o telefonano cercando il consorte sparito da due ore che dicono era uscito per prendere i sigari e non è più tornato. Li' si favoleggia di prostate e della Loren o della Lollobrigida. Li' si fuma anche se non si puo'. Li' si commenta la politica, si rifa' la guerra, ci si confessa, si dice la verita' sulle donne, si pontifica sui ricordi e sui pontefici anche su quelli un po' troppo tedeschi, e da certi ponti ci si butta anche giu', perche' c'e' anche una certa tristezza, a volte.
Un mese fa c'era uno con gli occhi lucidi e due coetanei (ultrasessantenni) intorno che gli lisciavano la spalla con dolcezza, poi tutto e' stato risolto con una sambuca e un paio di grappe.

Tutto ciò nel "il mio Bar" , dove a volte si commenta di Totti che si è rotto un ginocchio, di Alemanno che è il nuovo sindaco di Roma, che è morto il gatto alla sora Giulia, che domani Franco (il figlio del barbiere) fa l'esame per fare il carabiniere... il tutto con l'ironia e la schiettezza che ci fa essere gente migliore.

un abbraccio,

Raffio "che da sempre odia l'anice" Fiore

ps: questo racconto è dedicato ad alcuni vecchi amici che una sera si sono ubriacati di sambuca nel nostro pub a modica, ad alcune nuove amiche che si sta meglio da quando le conosco ( nonostante scatti di follia sopra i notturni, che risultano incomprensibili anche a me, o serate al forte prenestino che nun pienzu che ci piace), a mio nonno materno, che il suo bar sarebbe stato il mio preferito di certo!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

è la cosa più genuina e carica di affetto che abbia mai letto in questo blog...è decisamente il mio post preferito!!!
complimenti raffio...
e prima o poi mi offrirai una birra nel tuo bar!!!
baci!!!

Anonimo ha detto...

Bella fratello!

L;)

Anonimo ha detto...

ma fra raffio sei un grande;
se la prossima volta che salgo non c'andiamo...credo che non potrei più dormire...perché?
perché hai ragione...
perché è da vivere...("il mio bar")
perché c'andremmo insieme e chissà si potrebbe incontrare la tipa della birra con un'amica,o no?che ne pensi?........
e perché....bla bla bla a parte,te saluto e t'abbraccio.
ah......!
p.s.:buon caffè.....

Anonimo ha detto...

szyxRaffio sei un grande!Da piccolo mi dicevi di voler fare il giornalista! Penso che questo articolo abbia tutte le referenze perchè tu possa provare ,secondo me è una delle cose più belle che hai scritto ,ti sei destreggiato benissimo a descrivere i particolari e quasi quasi ,sembra proprio che io in quel bar ci sono già stata!
Poi mi hai fatto commuovere ricordando il mio caro papà.Baci !!!La tua mammina.

Anonimo ha detto...

grande Raffio! La prossima volta che vengo a Roma (e ci resto per più di due giorni...sottinteso!)mi devi portare a "il mio bar"...
Un abbraccio da quel di Modica
Alice

Anonimo ha detto...

ciao raffio ho letto il blog e sono rimasto affascinato spero che tu venga a bere una birra con tutti noi
io sono l'omone delle patatine
un salutone e a presto